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EDITORIALE La Sicilia
a Dubai Ed ora la Sicilia punta sul turismo di
lusso. Una delegazione di operatori turistici siciliani, in particolare
etnei, supportati dalla Provincia Regionale di Catania, sono volati a Dubai
per promuovere soggiorni in Sicilia in resort di altissimo livello.
Nello stand riservato alla Sicilia, all’interno degli otto imponenti
padiglioni del World Trade Center
negli Emirati Arabi, punteranno ad agganciare la domanda di soggiorni
turistici d’alto bordo, sfruttando la possibilità di interagire con i buyers
più prestigiosi. Quelli, per intenderci, che operano a nome di sceicchi
e titolari di compagnie petrolifere. Iniziative del genere non possono che
incontrare il consenso di quanti trovano utile che la Sicilia si inserisca,
anche in termini di immagine, nei circuiti più prestigiosi. Va da sè,
tuttavia, che non si può non considerare il divario che esiste tra
un’offerta turistica di così alto livello –
certamente di nicchia - e la realtà delle comunità locali talvolta
costrette a misurarsi con la precarietà dei servizi primari al cittadino.
Zygmunt Bauman, sociologo contemporaneo che si è occupato nei suoi lavori
più recenti di globalizzazione, sostiene che esistono due specie di
viaggiatori: i turisti e i
vaga-bondi. I primi sono quelli che, dovunque vadano, è come se
frequentassero sempre il proprio mondo,
in una sorta di territo-rialità virtuale che si sposta assieme a
loro. Gli altri, costretti talvolta a muoversi per necessità - fenomeno, questo, che trova il suo
estremo nei flussi migratori - rimangono, invece, legati a ciò che offre il
posto in cui vivono. Ecco il punto: accoglieremo i turisti facoltosi in
alberghi di gran lusso, ma dovremo star
attenti, poi, a dove farli girare. Riusciremo, probabilmente, a non
far loro capire che abbiamo carenze nella viabilità stradale e
autostradale, nelle ferrovie, nei porti e che per raggiungere Siracusa da
Trapani, in treno, ci vogliono, tra soste e coincidenze, diciotto ore.
Massima apertura – bene inteso – a queste meritevoli iniziative di
promozione turistica. Non è che sia meglio, d’altro canto, fermarsi fino a
quando non saremo pronti per presen-tarci al meglio. Piuttosto, vogliamo
sperare e credere che proprio sulla spinta di queste attività le
amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli e, soprattutto, in sinergia
fra loro, realizzino una Sicilia che sappia degnamente proporsi al
visitatore. E l’avverbio “degnamente” è riferito certamente al turista, ma
ancor prima al patrimonio millenario che la regione custodisce e al
paesaggio incantevole che la natura ha voluto concederci.